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giovedì 23 settembre 2010

Post per ignorantoni

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Sottotitolo: vietato ai minori di anni 40.




Spesso mi accorgo che, pur usando il mezzo internet o sentendone parlare quotidianamente, in molti non sappiano realmente di cosa si tratti. Questo tipo di ignoranza o analfabetismo digitale, che si chiama digital divide, è molto spesso causa di atteggiamenti di sospetto, paura e scetticismo da parte di chi si trova ad armeggiare con un mezzo sconosciuto, ma che si intuisce necessario. A questo proposito, Baricco ha parlato di una civiltà nuova e di uno scontro tra i nuovi barbari (coloro che sono nati nel contesto digitale) e gli imbarbariti (coloro che hanno imparato ad usarlo pur mantenendo un software mentale antico).



Così, brevemente, ho voluto fare un elenco sul mondo internet, senza pretese, molto semplie ma esaustivo, rivolto agli imbarbariti che sentono spesso termini come web 2.0, windows, social media e via dicendo senza però capirne il significato nè l'origine.


Dunque. esiste l'ipertesto ed esiste internet. L'ipertesto è il concetto per il quale si può saltare da un argomento ad un altro con facilità ed approfondire concetti diversi all'interno dello stesso contesto: l'ipertesto richiede una lettura non lineare, ma interattiva a seconda della volontà del lettore. Internet invece è la possibilità di condividere informazioni in tempo reale senza che ci sia bisogno della vicinanza fisica di coloro che si scambiano tali informazioni. Entrambe le cose esistono ormai da tempo immemore e la teconologia ha fatto sì che la loro unione creasse il Web.


Questo Web, il World Wide Web (comunemente chiamato internet), per poter funzionare ha bisogno da una parte di fili, cavi, pali, satelliti, antenne e più in generale di tutte quelle strutture fisiche che ne garantiscono il funzionamento (l'hardware, la parte materiale). Dall'altra parte invece, gli ipertesti, per poter essere tali e fruibili, hanno bisogno di software che permettano l'utilizzo delle loro funzioni. Questi software, (la parte immateriale del Web), non sono altro che dei codici su base binaria che permettono l'utilizzo dei computer. Infatti i computer sono dei calcolatori che, appunto calcolando quantità enormi di codici binari, danno vita alla possibilità di interazione tra gli individui e le macchine.
Dei computer si sa: prima erano giganteschi e poi divennero sempre più piccoli grazie al progresso tecnologico fino a divenire personal, con il primo computer creato dalla Apple dell'oggi più famoso di sempre Steve Jobs

Di seguito venne Bill Gates, il quale creò quello che è ancora oggi il software più usato per far funzionare i computer: Windows.

Windows quindi è uno dei sistemi operativi che permettono agli umani di dialogare con i computer in quanto trasforma i codici binari dei calcolatori in immagini e testi (windows è il sistema operativo più diffuso, ma ci sono anche i software della Apple, quelli open source -su questo ci ritorneremo più tardi- e oggi anche quelli di Google e Nokia). All'interno di questo sistema operativo vi è un altro software particolare che permette l'accesso ad internet: il cosiddetto Browser. Una volta, il browser più diffuso era quello che veniva dato in dotazione con Windows, Internet Explorer. Ma ne esistono molti altri: il più usato è Firefox, un software open source il cui codice è pubblico e può essere modificato e sviluppato da chiunque ne abbia voglia e soprattutto capacità (grazie alla rete ed alla collaborazione di migliaia di utenti e smanettoni nello sviluppo del software -cioè di gente capace di programmare, di scrivere codici- esso è diventato nel tempo il miglior browser per navigare in internet).

Firefox
è l'equivalente open source di Internet Explorer, mentre Linux è l'equivalente open source di Windows. La differenza sostanziale tra i software open source e quelli di proprietà è che i primi sono creati da una comunità di persone e sono gratuiti mentre i secondi sono creati da aziende private e per poter essere usati devono essere prima acquistati. Ma ci sono anche i browser di Google, ovvero Chrome e, come sempre c'è stato, anche quello di Apple, ovvero Safari.
Attraverso questi browser si poteva e si può accedere ai siti, ovvero a delle pagine create da utenti privati in cui sono contenute quelle informazioni che quegli utenti vogliono condividere con tutti coloro che sono collegati alla rete. Tali informazioni sono archiviate sottoforma di codice in calcolatori (i cosiddetti Server) ai quali, attraverso il Web, anche gli utenti distanti da essi possono accedere in tempo reale.

Questi server sono oggi messi a disposizione degli utenti da aziende come Google, ma su questo torneremo più avanti, quando parleremo di Cloud Computing.
Riassumendo: abbiamo un calcolatore (personal computer), un sistema operativo per usarlo (Windows/Linux o altri), un browser per accedere alla rete (Internet Explorer, Chrome, Firefox, Safari o altri) ed una rete di altri computer e server ai quali accediamo grazie ad internet per poter reperire infomazioni.

Questo è il Web 1.0 così come eravamo abituati a conoscerlo.

Naturalmente, dopo di esso, viene il Web 2.0.

continua...

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