sottotitolo: E vai col trenino!
Per la gioia di grandi e piccini l'Inter è di nuovo tornata ad essere quella squadra isterica e disorganizzata alla quale ci eravamo abituati prima del ciclo vincente iniziato da Mancini e finalizzato da Mourinho e, per loro fortuna, tutte le vedove della carta stampata possono finalmente tornare a respirare quell'aria di giovialità che tirava in tempi più sospetti, ma certamente anche più felici.
Si è spesso scritto e argomentato che la causa principale di questo inspiegabile crollo fossero stati gli infortuni che si sono imbattutti con ira divina sulla fragile squadra nerazzurra, di solito giustificandoli con il nuovo e affascinantissimo luogo comune del cambio di allenatore e del cambio del metodo di lavoro, che fanno amumentare fisiologicamente gli infortuni.
Che dire, a noi più semplicemente risulta che molte altre squadre abbiano cambiato allenatore senza però essere state sottomesse all'iracondo destino dei diversi gradi di infortunio muscolare dell'ormai agghiacciante bicipite femorale. Una di queste è, ad esempio, il Milan.
Senza contare poi la temibile scusa del campionato del mondo e dell'affaticamento psico-fisico che ne deriva per chi vi ha partecipato, segnalando che uno che ai mondiali ha praticamente giocato solo un'amichevole a qualificazione già avvenuta, ovvero Milito, non è riuscito a mettere in fila due prestazioni decenti che siano due, affacciandosi prevedibilmente alla nuova stagione come un convalescente cronico (prevedibilmente vista l'età ed i picchi raggiunti irripetibilmente nell'anno precedente).
Insomma, pare abbastanza ovvio che la causa principale degli infortuni e conseguentemente degli scarsi risultati ottenuti dall'Inter fino ad oggi (ove questi dipendano dagli infortuni, cosa non ancora del tutto appurata) sia l'allenatore e, prima di lui, il presidente, il quale si è fatto affabulare dalle finali di Champions League che il prescelto aveva raggiunto quando allenava il Liverpool, peraltro in concomitanza di scarsissimi successi in patria.
D'altronde, impostare il gioco di una squadra sul possesso palla con una linea difensiva alta per poter sperare in un calcio totale degno d'altri tempi (questo tipo di approccio fa pensare ad una preparazione fisica molto pesante), in un campionato come quello italiano, è semplicemente una pazzia che solo uno che non conosce il calcio italiano poteva sperare di mettere in pratica con risultati soddisfacenti.
Eccoci dunque tutti ad esultare per la tremenda sconfitta dell'Inter contro il Chievo, tipica di quelle giornate in cui ad allenare l'Inter c'erano gente come Tardelli o Lucescu, e ad essere costretti ad assistere inermi agli isterismi più tipici, inclusa un'inspiegabile testata di un Eto'o, di solito esemplare, alla Zidane.
Anche questa testata sarà comunque interessante e ci servirà aspecialmente a testare il livello di prostituzione intellettuale dei fustigatori mediatici che si spenderanno in questi giorni in editoriali strappalacrime per supportare chi ha reagito o chi ha provocato, a seconda del proprio tifo.
Così, mentre tutti parlano dell'Inter e delle sue disgraziate prestazioni, nessuno si accorge dei clamorosi favori che gli arbitri stanno facendo al Milan, favorendone la calvalcata verso uno scudetto ormai scontato.
In altre parole, considerato tutto, in un giorno solo siamo nostalgicamente tornati indietro di dieci anni.


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