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mercoledì 4 agosto 2010

Inception

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Con l'ottimismo che mi contraddistingue quando prendo decisioni ponderate attentamente, mi sono recato, come solo raramente faccio, al cinema, questa volta per andare a vedere Inception. La decisione era stata presa molto tempo prima dopo alcune esaltate esternazioni a cui avevo assistito nei social network più bazzicati della rete e dopo la visione del trailer del film, molto accattivante. Soprattutto grazie al trailer, avevo deciso di dare una seconda possibilità a Nolan, il regista che tanto mi aveva deluso con The Dark Knight, causa la sua banalità filosofica e le scene d'azione che si erano rivelate eslposive e poco più. Speravo però che il regista avesse ricreato in questo film l'unica cosa che mi era piaciuta nella sua ultima versione di Batman, ovvero quella atmosfera surreale che derivava soprattutto dal sonoro, fatto di suoni intermittenti e rimbombanti, circondati inoltre da riprese inquietanti e allo stesso tempo affascinanti, così come tra l'altro appariva dal trailer stesso.



Invece, Nolan in quest'ultimo suo film è rimasto se stesso soprattutto nelle sue parti peggiori.

Ad esempio, l'inizio del film è caratterizzato dal solito incomprensibile susseguirsi di eventi al quale di solito si assiste solo nei film in cui la storia è talmente semplice da costringere il regista a doverla complicare con inutili sovrapposizioni temporali. Ed è così che passa la prima mezz'ora del film, nella fiduciosa attesa che si riesca finalmente, ad un certo punto, a comprendere qualcosa, con la consapevolezza che, come sempre succede nei thriller più scontati, l'inizio del film è anche la sua fine.

Così, sciolta la prima complicata matassa, si passa un'altra ora abbondante costruita su di artifici narrativi atti soddisfare il solo scopo/dovere dell'autore di spiegare allo spettatore che cosa avverrà nei restanti due terzi del film, in modo da dare giustificazioni immediate a quelli che sarebbero eventi altrimenti inspiegabili (non posso in questo caso dilungarmi sul contenuto per non rovinarvi la sorpresa). Ciò avviene necessariamente anche con dei dialoghi creati appositamente che si sbrodolano nella loro prolungata esecuzione sullo schermo creando una sensazione di inutile nausea filosofica. A mio parere, un film in cui si è costretti a spiegare tutto, è un film fatto male, poichè diviene ridondande e quindi sensorialmente non piacevole per lo spettatore.

Ed è in questo modo che si giunge già psicologicamente provati alla parte centrale e a quella finale del film (in realtà la seconda è solo un prolungamento della prima) dove si assiste ad una copia eseguita male dell'irripetibile The Matrix, da una parte sul piano della storia (lo scoprirete da soli), dall'altra sul piano delle scene di azione. In quest'ultimo caso però, le scazzottate, anzichè essere originali e spettacolari come lo erano in The Matrix, richiamano goffamente soltanto le epiche risse in cui era protagonista Bud Spencer, eccezion fatta per una scena a gravità zero, girata come al solito con gli attori attaccati a dei cavi su sfondo verde.. Il risultato finale di queste scene d'azione rimane comunque in generale ridicolo, ancor più quando questi duelli avvengono nell'ambiente glaciale e nevoso di una località non precisata che, tra l'altro, tanto ricorda un'ambientazione di Modern Warfare 2 (il videogioco in cui si simula la guerra più realistico e giocabile del momento) o più in generale i James Bond vari che si trovano a confrontarsi con i malvagi della situazione.




La parte disvelatrice del mistero attorno al quale ruota il motivo del film viene infine ambientata in una camera nera e lucida, al centro della quale si trova un letto su cui è sdraiato un vecchio uomo morente.

La stanza di Inception


Il film però, non vale nemmeno questa citazione. Kubrick, probabilmente, si sta rivoltando nella propria tomba.

La stanza di 2001: Odissea nello Spazio


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