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martedì 10 agosto 2010

Storie

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Anna Fallarino, moglie del padre della ricca ereditiera.

**Per gentile concessione di Giccì.**

C'era una volta una villa maestosa di proprietà di una ricca
ereditiera. Una bella dimora che fu svenduta ad un terzo del suo
valore su consiglio per nulla disinteressato di un improvvisato
mediatore. No, non sto parlando della casa monegasca del cognato di
Fini. Parlo di una magione brianzola, che sorge ad Arcore.
Tremilacinquecento metri quadrati con annessa pinacoteca e biblioteca
con oltre 10mila volumi antichi. Conosciuta come villa San Martino,
era il pezzo più pregiato dell'eredità del marchese Casati Stampa.
Marito tradito, uxoricida e infine morto suicida. Siamo al principio
degli anni '70. L'eredità del Marchese passa alla figlia di primo
letto, allora 18enne. E qui cito l'ottima ricostruzione che si trova
nel blog di Davide Villa "Orizzonte 7"
.


"Anna Maria Casati Stampa, che per la legge italiana di allora era
ancora minorenne, viene affidata ad un tutore nella persona
dell’avvocato Giorgio Bergamasco, senatore e membro della direzione
nazionale del Partito Liberale Italiano. Pro-tutore fu nominato Cesare
Previti, 35 anni, avvocato, militante dell’M.S.I. Due anni più tardi
Giorgio Bergamasco fu nominato ministro dei Rapporti con il Parlamento
nel primo governo Andreotti, e Cesare Previti divenne ad un tempo
tutore e avvocato della giovane orfana che, ormai ventenne, si era
sposata nel frattempo con il Conte Pierdonato Donà dalle Rose, e si
era trasferita a Brasilia. Più tardi la ragazza si sarebbe svincolata
anche dalla tutela giuridica, pur mantenendo Previti come suo
avvocato.

Nel 1973, pressata da esigenze economiche, Anna Maria cede alle
insistenze dell’avvocato Cesare Previti, e decide di mettere in
vendita la villa, dando la specifica disposizione di non vendere,
assime alla tenuta, anche le opere d’arte e i volumi della biblioteca.
Il rampante Silvio Berlusconi, allora niente più che un giovane
imprenditore milanese, si fece avanti, offrendo l’irrisoria cifra di
500 milioni di Lire (nel 1973), dilazionati, in forma di titoli
azionari di una società neppure quotata in borsa, la Edilnord s.a.s.
La transazione andò a buon fine, anche grazie alle pressioni di
Previti. Berlusconi ottenne una residenza il cui valore era stato
stimato, in sede notarile durante le procedure per l’eredità, in un
miliardo e settecento milioni di Lire (nel 1970). Tra l’altro i titoli
azionari sarebbero stati monetizzati dalla Contessa solo qualche anno
più tardi, al 50% del loro valore, dallo stesso Berlusconi, che quindi
sborsò, per la fantastica residenza di Villa San Martino, 250 milioni
di lire. Contestualmente furono cedute, nella stessa transazione, e
quindi alla medesima cifra, tutte le opere d’arte e i libri della
Villa, contrariamente a quanto esplicitamente richiesto da Anna
Maria".

Quello in onda in questi giorni sulle Tv italiane, quindi, non è altro
che un brutto remake di un film d'autore girato 40 anni fa. Gli attori
allora protagonisti calcano ancora le scene ma ormai hanno lasciato
alle spalle questi raggiri da borgatari. Hanno puntato molto più in
alto. Uno fa il presidente del consiglio, l'altro è stato affidato per
qualche mese ai servizi sociali. Dura condanna prevista dalla legge
italiana per chi corrompe dei giudici (questo è stato confermato in
tutti i gradi di giudizio) per consentire al compare di mettere le
mani sulla più grande casa editrice italiana, la Mondadori.
Eppure mezza Italia, spalleggiata dai cani da guardia del giornalismo,
è pronta ad indignarsi per le marachelle di Fini. Non che l'uomo sia
immacolato, ma questo non significa che non possa parlare e pretendere
un minimo di legalità nell'azione del governo.

E' come dire che se sei stato fermato per guida in stato di ebrezza non hai
l'autorità per denunciare l'autore di un omicidio.

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