Paprika è un cartone animato che parla di sogni. Esso sfrutta, da una parte le potenzialità dell'animazione, e dall'altra quelle date dai sogni, in modo da poter creare un mondo fantastico, esteticamente meraviglioso e affascinante. Il delirio visivo che consegue dalla commistione di questi due elementi, viene inoltre affermato attraverso una storia complicata e avvincente che tiene sulle spine anche il più smalizato degli spettatori.
Il risultato è un thriller bello nella forma e nella sostanza, in cui il mondo reale si fonde con il mondo dei sogni dando vita sullo schermo al disordine che deriva dalla con-fusione tra osservatore ed osservato. Il film quindi diviene esso stesso un meta-film, ovvero un'opera cinematografica sull'arte cinematografica, un film in cui si studia l'arte del'osservazione nell'atto stesso dell'osservare (come ad esempio ne 'La finestra sul cortile').
Nonostante la profondità filosofica della trama e delle immagini, il thriller rimane comunque tale nel suo genere e le musiche inquietanti concorrono, con gli altri elementi cinematografici, a creare un film che tiene viva l'attenzione e la curiosità per tutta la sua durata.
In poche parole, esso è una piccola opera d'arte, fatta di colori e forme fantastiche e affascinanti che vale la pena guardare anche solo per scoprire dove può spingersi l'immaginazione dell'autore.
Naturalmente poi, essendo il film d'animazione di produzione giapponese ed essendo il regista e autore, giapponese, esso si conclude con un'epica battaglia tra due mostri giganteschi che, come in Godzilla o nei più beceri telefilm nipponici, si scontrano senza esclusione di colpi tra i grattacieli di Tokyo, seminando il panico e distruggendo tutto ciò che si trova sulla loro strada.
Insomma, se proprio volete vedere un film sui sogni, anzichè esaltarvi con Inception che, come detto in precedenza, non va oltre una pallida e mal riuscita imitazione di Matrix, godetevi il fantastico mondo di Paprika.
E dormirete sonni un po' meno tranquilli.
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