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martedì 5 ottobre 2010

Post per ignorantoni-parte 3

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sottotitolo: post vietato ai minori di anni 40


Ebbene sì, nel favoloso mondo di internet, dove regna la democrazia, dove tutti possono esprimere la propria opinione e dove predomina una società che parte dal basso nei suoi movimenti culturali, a stabilire i rapporti di forza è ancora niente poco di meno che sua altezza la pubblicità. E quindi il bisogno di vendere e nel suo opposto, di comprare, in quello scambio continuo di beni e denari su cui si fonda il consumismo, non così lontano dai valori contro i quali il concetto di internet nel suo risvolto ottimista tanto veementemente sembra scagliarsi.

Comunque, a parte questa breve considerazione filosofica, che poco ha a che fare con gli strabilianti risultati che questo tipo di processo ha sulla realtà, ecco in poche parole come funziona questo sistema.

Per prima cosa c'è una grande azienda (per esempio Google) che offre gratuitamente un servizio all'utente di internet, cioè a colui che dispone di una macchina in grado di calcolare e archiviare grandi quantità di informazioni binarie e di un collegamento alla rete che trasporta non elettricità, ma appunto informazioni sotto forma di codici binari. A questo proposito, il primo servizio gratuito che offrì Google fu proprio il famoso motore di ricerca, nient'altro che un semplice sito, oggi ancora lo stesso di allora, dove poter digitare una parola o una frase per poter raggiungere le informazioni ad esse collegate e archiviate nei calcolatori sparsi per il mondo.. 

Breve parentesi: il funzionamento di Google avviene grazie ad un algoritmo matematico che prende in considerazione molte variabili (noi non lo conosciamo non solo perchè non conosciamo la matematica, ma anche perchè è segreto) per poi scandagliare tutta la rete e dare dei risultati all'utente sulle informazini ricercate in base al grado di popolarità che queste informazioni hanno. Detto in soldoni, se si cercherà "computer", il motore di ricerca al primo posto dei risultati darà la pagina che è considerata da coloro che navigano in internet come la più autorevole nel dare informazioni inerenti a "computer" (tale autorevolezza viene data dal numero di volte che tale pagina viene per così dire 'nominata' all'interno della rete).

Per fare questo oltretutto, Google salva nei suoi archivi tutte le pagine che vengono quotidianamente create all'interno della rete, creando in questo modo un archivio che impressiona al solo pensiero, così da poter scandagliare tutte le informazioni presenti in rete (a questo punto inglobata nei suoi server) in modo più veloce, senza dover viaggiare di server in server intorno al globo (seppur ciò venga fatto quasi alla velocità della luce). In altre parole, i risultati delle ricerche avvengono più velocemente se la ricerca viene fatta dietro casa anzichè dall'altra parte del globo, nonostante internet. Anche se, in questo caso, si parla di differenze in termini di centesimi di secondo, evidentemente questi influiscono sulla vita delle persone, specialmente in un'era in cui il multitask e la velocità la fanno da padrone: in realtà è infatti provato che anche pochi centesimi di differenza nel tempo di apparizione dei risultati ha come conseguenza un disaffezionamento notevole nell'uso del servizio. Quindi, maggiore velocità, miglior servizio.

A questo punto però chiudiamo qui la la parentesi anzichè sollevare questioni eventuali a partire dal funzionamento di Google (come ad esempio: chi mi dice che l'informazione più importante relativamente a quella che io stavo cercando sia proprio quella più nominata -leggi indicizzata-? E poi, rendendo più popolare un'informazione che non dovrebbe esserlo, non si rischia di legittimarla e di creare realtà dove in verità realtà non esiste? Inoltre, se Google archivia tutto ciò che si crea in rete, non si va ad annullare non tanto il diritto alla privacy, ma quello all'oblio?).



Dunque, il servizio gratuito offerto può essere di qualsiasi genere, l'importante è che sia tanto affascinante, utile e ben funzionante da far accorrere milioni di persone ad usarlo. Esso può essere Google Earth, Street View, la piattaforma blog di cui avevamo parlato in precedenza (come avrete notato stiamo iniziando a spiegare sempre meno il significato di molte cose, dando per scontato che le invenzioni più recenti e l'uso che se ne fa siano ormai alla portata di tutti) o qualsiasi altro tipo di servizio, dalle rubriche online ai servizi di posta elettronica.

Dopo aver messo a disposizione il servizio, le aziende come Google semplicemente immettono all'interno del servizio offerto degli annunci pubblicitari, pagati dagli inserzionisti, creando così quella fonte di reddito che ha fatto la fortuna di tutti quegli smanettoni di codici binari tanto volenterosi e creativi da passare intere giornate a programmare per noi.

Gli annunci sono spesso non invasivi e facilmente rilevabili ed essi costano agli inserzionisti e producono guadagno agli editori solo quando vengono cliccati dagli utenti, ovvero solo quando gli utenti sono probabilmente interessati al prodotto pubblicizzato. Naturalmente, più alto è il numero degli utenti, più alto è il numero dei clic e quindi più alto è il guadagno degli editori e maggiore la convenienza degli inserzionisti. Di conseguenza quindi, le aziende sono più motivate ad offrire servizi che funzionino e di cui non riusciremo a fare a meno nel futuro.

 * C'è da notare che la pubblicità non è comunque l'unica fonte di guadagno delle aziende che producono servizi di cui usufruire attraverso internet. Infatti, per ogni servizio offerto, esiste sempre una versione più sviluppata e funzionante del servizio base di cui però si può disporre a pagamento. *

A questo punto entrano in gioco due questioni, entrambe legate tra loro: il Cloud Computing e la creazione di contenuti da parte degli utenti.

Cloud Computing sta per 'calcolando/calcolare tra le nuvole' e si riferisce a quel trend, in atto da qualche anno e di cui abbiamo già parlato, per cui si usano gli archivi messi a disposizione da aziende private per poter salvare dei dati che altrimenti avremmo salvato nei nostri computer. A questi dati si ha accesso attraverso la rete ed essi, grazie alle maggiori possibilità delle aziende private rispetto a quelle di un singolo utente in termini di capacità di archiviazione e di capitale, possono essere praticamente di quantità illimitata.

Pensate a siti come Flickr o Picasa (il secondo di Google) in cui si possono salvare e conservare le proprie foto in numero praticamente infinito. In questo caso, la definizione di Cloud Computing dà l'idea di come tutti questi dati siano nell'aria e di come essi possano essere raggiunti da qualsiasi parte del mondo ci si trovi. In realtà però essi sono stipati in capannoni giganteschi pieni zeppi di computer, sparsi per il mondo e difesi come fossero pozzi di petrolio in Iraq. Tra l'altro, in futuro, se ne costruiranno sempre di più nel Nord del mondo, dove è più fresco e quindi dove si dovrà spendere meno risorse per poterli raffreddare.

Invece, per quanto riguarda la creazione di contenuti essa è, proprio grazie al cloud computing, in mano agli utenti. Facciamo subito un esempio pratico: Youtube. Con Youtube, i creatori del sevizio hanno messo a disposizione uno spazio dove gli utenti possono caricare e condividere i propri video. Questi video vengono salvati nei server dell'azienda che ha in mano il servizio, ovvero Google, tanto per cambiare, e questo è il cloud computing. Il servizio funziona bene e chiunque può andare alla ricerca di qualsiasi cosa tra i video contenuti all'interno di esso: si possono quindi trovare un vecchio video di Elvis Prisley, un programma televisivo ormai dimenticato e via dicendo, a seconda di ciò che è stato caricato dagli utenti.

Quindi si può usufruire del servizio in due modi: in modo attivo caricando i propri video o passivamente, semplicemente guardando i video caricati dagli altri. In questo modo, il traffico generato all'interno del sito aumenta grazie alla quantità di contenuti che esso produce e offre. In altre parole, sono gli utenti stessi con i propri video ad incrementare il contenuto del servizio. Gli annunci pubblicitari invece vengono inseriti all'interno dei video o ai lati di esso ed essi, grazie all'algoritmo di Google, sono inerenti all'argomento trattato dal video in cui sono inseriti. Ad ogni clic eseguito su questi annunci pubblicitari, sia chi ha caricato il video che Google guadagnano una piccolissima somma che però, moltiplicata per la quantità di clic fatti, a sua volta derivante dal numero di visitatori, diviene enorme.
Così, ai tempi della rete, lo scambio di beni e benefici tra gli umani è divenuto di questo tipo: io vi dò la possibilità di condividere, voi create il contenuto da condividere, poi voi stessi usufruite del contenuto che avete creato, mentre io guadagno dalle inserzioni pubblicitarie e condivido una minima parte di questo guadagno con alcuni di voi ed infine, le aziende che vi vendono i prodotti che io pubblicizzo all'interno delle pagine che voi stessi create mi rendono milionario.

Semplicemente geniale. 

E noi, rimanendo consumisti, diveniamo condivisionisti.

E' ancor più vero oggi, nel tempo dei social media e delle applicazioni.

continua...

[Puntate precedenti: parte 1 - parte 2 - parte 3





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