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lunedì 7 febbraio 2011

Restrepo

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Seconda puntata in vista della notte degli Oscar (prima puntata su The Social Network qua). Nella sezione documentari spicca Restrepo, nome del film che deriva da un soldato americano ucciso in missione mentre col suo battaglione sulle montagne afgane combatteva degli insorgenti talebani. I suoi compagni di avventura daranno poi il nome di Restrepo ad un avamposto conquistato a fatica in uno dei luoghi più pericolosi e strategicamente importanti dell'Afganistan.

In breve, il documentario mostra i soldati nelle operazioni di guerra e nella vita quotidiana in questi luoghi a contatto con la popolazione locale intervallando vita normale di lavoro a battaglie e momenti di comprensibile paura.

Questo film documentario è interessante e ben fatto perchè ci fa capire molte cose della guerra in Afganistan e molto più in generale della guerra.

- I soldati non sono dei rambo professionisti ma semplicemente dei ragazzi che svolgono questa attività come se fosse un lavoro normale, sono schiavi del sistema: personalmente non riesco a capire come riescano a sottostare a queste attività (un conto è essere schiavi di un'azienda, un conto essere schiavi per combattere): probabilmente la disperazione sociale, la mancanza di un'alternativa e l'ignoranza sono le risposte ai miei dubbi.

- I battaglioni non sono per niente organizzati e anzi in guerra anche nei punti più critici le battaglie vengono affrontate con improvvisazione e speranza di successo, spesso si attende semplicemente di essere attaccati: anche in questo caso non capisco come si possa accettare di andare a combattere con la quasi certezza di venire uccisi.

- Nei momenti di guerriglia la concentrazione è altissima e lo stato di veglia in generale durante tutta la permanenza in questi luoghi è intensissima, di conseguenza il livello di stress raggiunto dai militari è probabilmente irripetibile in stato di vita normale: in pratica la massima capacità di concentrazione e di efficienza e di focalizzazione al risultato l'essere umano è in grado di raggiungerla in stato di pericolo di morte.

- Nella guerra odierna, nonostante i missili intelligenti e altre fandonie che ci vengono raccontate, l'attività principale dei soldati è quella di scavare trincee.

- I militari americani ed in particolare i capitani dei battaglioni non hanno idea di come si interagisce con popoli di cultura diversa e tutte le trattative o contatti con il diverso vengono affrontati da un punto di vista esclusivamente etnocentrico (in questo caso americano).

- In afganistan c'è una guerra che non è diversa ad esempio da quella del Vietnam.

- Questo film è uguale a Platoon, ma le immagini sono vere.

- Il battaglione protagonista del film è composto da militari che vengono addestrati in Italia, partono dall'Italia per l'Afganistan e poi tornano in Italia, dove restano senza riuscire a dormire e presi da crisi depressive tipiche di chi è stato in guerra (ovvero questi ce li ritroviamo nei nostri locali la sera).

Insomma, la guerra è una gran buffonata.

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