Sottotitolo: ecco a voi la prossima eccellente vittima delle degradanti storpiature del doppiaggio italiano.
*Per un critica più costruttiva (si fa per dire) sull'ultimo film di Oliver Stone, leggere qui. *
Come sapete, da tempo questo blog combatte una personalissima battaglia contro il doppiaggio dei film. Si sa anche che questa battaglia è specialmente rivolta al doppiaggio superficiale e non semplicemente al doppiaggio in sè, in quanto non si pretende qui che tutti conoscano tutte le lingue con le quali vengono girati i film (anche se i sottotitoli rimangono sempre la scelta migliore, per motivi antropologici-culturali, anche nel caso della più asiatica delle lingue).
Cioè, si pretende almeno che, nel momento in cui venga applicato ad un film il doppiaggio, questo non sia caratterizzato da errori che cambino profondamente il significato di ciò che originalmente il regista/autore voleva comunicare allo spettatore. Ovvero si pretende che le traduzioni siano fatte in modo perfetto e che non mirino nemmeno a cambiare il significato in modo volontario laddove delle differenze culturali incolmabili lo pretendano.
Pensate se all'estero avessero dovuto doppiare film come Amarcord a quante sfumature culturali e linguistiche avrebbero dovuto badare i traduttori, a partire dal significato stesso del titolo, che nasconde non solo un significato ma che attraverso un dialetto particolare (quello riminese) è messaggio esso stesso.
Stavolta la vittima è Wall Street: Il Denaro Non Dorme Mai, o meglio, il suo trailer. Nel trailer italiano infatti viene riportata una frase del protagonista Gekko che afferma :
"Qualcuno mi ha ricordato che una volta ho detto che l'avidità era una cosa buona, ora sembra diventata legge".
La frase originale invece recita così:
"Someone reminded me I once said greed is good, now it seems is legal".
Tradurre con legge anzichè legale la parola legal (probabilmente per meri motivi fonici, suona meglio) è un errore rosso poichè provoca un cambiamento radicale nel significato della frase e finanche nella morale del film.
Infatti l'avidità, nel film così come nella realtà della crisi economico finanziaria raccontata dal film stesso, non è diventata legge nel mondo dei brockers. Essa lo è sempre stata, legge. Al contrario, l'avidità, così come lascia intendere il film, è divenuta legale, nel senso che sono divenuti legali quei comportamenti anti-etici che in passato erano considerati blasfemi persino a Wall Street. A riprova di ciò nel film appare anche un personaggio importante che rappresenta questi vecchi e sorpassati valori etici come l'onestà e la responsabilità, nella parte del supremo mentore del protagonista buono (il nostro eroe), che si suicida nel momento in cui la crisi si fa ingovernabile, provocando licenziamenti e fallimenti. Da questo punto di vista, il suo suicidio simboleggia anche la fine di un mondo fatto un tempo di onestà e responsabilità.
Ora invece, l'importante è solo fare soldi, ora il fine giustifica i mezzi ed i comportamenti che prima erano illegali, sono ora legali. O meglio, sono ancora illegali, ma venogono legalizzati dalla prassi, rendendo la legge impotente di fronte ad essi. Infatti la legge ora non può fare nulla contro questi superpoteri finanziari e quindi tutto è lecito, legale. Rimangono però le eccezioni, così come illustra il film, e c'è ancora qualcuno con un po' di coscienza. E' questo il caso del protagonista del film, il prediletto del suicida di cui sopra, il giovane rampante che catarticamente passa dall'avidità alla responsabilità, dimostrando che quindi l'avidità non è legge (fosse così riguarderebbe indistintamente tutti), pur rimanendo, semplicemente, legalizzata.
Fossimo arroganti veri, estrapoleremmo da questo piccolo errore di traduzione dotte considerazioni sul pressapochismo italiano e sulla faciloneria provinciale di certe maestranze, forse derivanti anche in questo caso da sistemi di nepotismo diffuso,
ma non lo siamo, e ci limitiamo alla modesta segnalazione per i privilegiati cinque lettori di questo blog.
breve nota finale: tradurre mobile phone con telefonino, laddove si mostra un telefono portatile anni '80 di un chilo almeno, ai nostri occhi è almeno ridicolo. Ma la parola cellulare non è proprio sovvenuta a nessuno?



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