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domenica 24 giugno 2012

Italia - Inghilterra

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Calcio e luoghi comuni




I luoghi comuni svolgono nella costruzione della conoscenza dell'uomo sulle cose una funzione molto importante. Lo fanno soprattutto nel mondo del calcio dove la conoscenza della cose, essendo sviluppata da persone mediamente poco argute, si basa su concetti non complessi, in un populismo del significato di semplice appiglio e facile comprensione. Il luogo comune parte da una momentanea verità fattuale in cui il palese rapporto di causa-effetto deriva da variabili singole e viene poi ripetuto all'inifnito, imprimendolo nella mente degli osservatori fino a renderlo vero in ogni situazione, anche nel caso in cui le variabili in gioco sono fatalmente di numero molto maggiore.

E' per questo motivo che è secondo me ingiusto quanto decisamente superficiale e quindi mediocre parlare di lotteria dei rigori ogni volta che una partita importante viene decisa con questa eccitante modalità in cui la bravura, sia essa di derivazione tecnica o psicologica, gioca un ruolo molto più importante della sorte, che sia essa buona o cattiva nei confronti di chi tira o di chi deve parare.

Se così non fosse, saremmo tristemente costretti a considerare fortunoso persino l'ultimo rigore del partigiano Grosso, il quale in periodi ormai di pre-crisi e spassosa serenità con un tiro sicuro e potente regalò la quarta coppa del mondo alla nostra nazionale. Se fosse stata solo una questione di fortuna o sfortuna, nessuno dei nostri valorosi connazionali sarebbe stato così fermamente convinto di poter segnare quei rigori, accompagnando il gesto tecnico con la sfrontata certezza della propria forza in modo da non consegnare la Coppa ai sempre antipatici francesi.

Ennesima prova di questa sacrosanta verità è stato il rigore di Pirlo e la conseguente vittoria dell'Italia sull'Inghilterra, grazie a quella che viene dunque impropriamente definita "lotteria dei rigori".

E' chiaro a tutti come il rigore di Pirlo, calciato con splendida tranquillità, lucidità e finezza abbia abilmente dato la svolta alla sessione dei tiri dal dischetto, aiutando con una specie di cucchiaio invisibile a sollevare lo spirito degli italiani e sicuramente ancor di più a far temere agli inglesi di poter essere raggiunti nonostante il vantaggio, come in realtà è poi avvenuto.

Ed è infatti grazie a quel rigore che gli inglesi hanno poi calciato due volte in modo chiaramente pauroso, con la consapevolezza di trovarsi di fronte una squadra più forte e quindi più spavalda che avrebbe avuto tutta l'intenzione di mettere al proprio posto qualsiasi timido tentativo di rivalsa, in una specie di prova di forza darwinistica feroce, ma giusta.

Ed è così che dopo il meraviglioso gesto tecnico di Pirlo un rigore è stato calciato con rabbia e forza per poter tendere i muscoli e nasconderne la tensione, col risultato di stampare sulla traversa un pallone che era partito con pochissima eleganza. E che poi un altro tiro fosse invece molle e rassegnato, fatto apposta per consegnare mestamente il pallone tra le mani del nostro portiere, in modo da dichiarare autonomamente la propria resa alla squadra più forte ed al gol finale di Diamanti, a quel punto divenuto una pura formalità.

Così come nel 2006 una formalità fu il rigore di Grosso.

E quindi, per favore, non chiamiamoli "lotteria", la fortuna non c'entra niente.

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