Toscano dai modi rudi, arrogante quanto basta a vincere un mondiale e tanto tesdardo da riuscire a perderne uno come mai era stato perso nella storia calcistica italiana.
Nel giorno della sua morte tornano alla mente soprattutto le vittorie con la Juventus a metà anni novanta, negli anni della rinascita juventina quando, in concerto con la triade composta da Moggi, Bettega e Giraudo contribuì a dei successi fantastici che continueranno incredibilmente fino alla prima metà della prima decade del terzo millennio. Tanto incredibilmente però che pochi anni più tardi verranno contestati con successo da tribunali sportivi e civili che ne dimezzeranno irrimediabilmente la portata. Gli stessi tribunali che in precedenza avevano indagato sull'uso illegale di una quantità spropositata di farmaci da parte della Juventus, retrocederanno infatti la squadra bianconera in Serie B e la priveranno di due scudetti vinti negli anni del dopo-Lippi, il quale era in quel periodo già impegnato a costruire il successo mondiale del 2006.
Privato ingiustamente della poesia della panchina a causa del divieto di fumare sigari in campo, egli potè infatti finalmente godere del suo amato vizio in Germania, dopo una finale storica vinta contro la Francia ai rigori sfatando tanti di quei miti e scacciando tutti quei fantasmi che le precedenti sconfitte contro i transalpini avevano rievocato nel grande giorno di Berlino.
Il suo essere toscano gli costerà poi caro quattro anni dopo quando, dopo essersi codardamente messo da parte per attendere l'esito del processo nei confronti del figlio (in odore di Gea), ritornò saldamente al timone della nazionale, imponendo la propria figura contro la volontà dei più ed imponendo anche le figurine sbiadite di quei giocatori campioni del mondo ormai sfiniti e logorati dall'età e dai successi. E' così che impone anche alla Juventus un mercato estivo tutto rivolto ai mondiali che si terranno in Sud Africa nel 2010, in modo da collaudare sul campo della Serie A la nazionale che disputerà questi mondiali ricchi di aspettative, con la promessa che sarà lui stesso a condurre la Juventus verso un nuovo ciclo di vittorie dopo aver compiuto la missione in azzurro.
Purtroppo però non finirà come Marcello il toscano se l'era aspettata e i campioni del mondo usciranno miseramente dal mondiale africano senza neanche superare la fase iniziale dopo aver dimostrato all'Italia intera che il gruppo e la voglia non bastano a vincere un torneo. Di conseguenza, coerentemente con il suo modo di fare ambizioso e furbo,egli rinuncierà anche alla Juventus, nascondendosi, nonostante le promesse, fino al triste giorno della sua morte.
In mezzo a tutto questo, la breve parentesi all'Inter che i tifosi ricordano soprattutto per le sue scurrili uscite in conferenza stampa, l'incapacità di conquistare un posto in Champions League e l'acquisto sconsiderato di giocatori come Macellari e Hakan Sukur.
Se, come si dice, la ruota della fortuna è una ruota che gira, allora per Lippi è girata nel verso giusto in nazionale.
Noi lo ricorderemo così, con quella faccia da cowboy ed il sigaro in bocca, un uomo tutto d'un pezzo che ci ha fatto pagare un mondiale più di quanto in realtà valesse.
Forse è per questo motivo che per gli italiani il ricordo del mondiale del 1982 è ancora più vivo e toccante del mondiale vinto nel 2006.
E' bello constatare che, ancora oggi, lo stile conta più dei risultati.
4 commenti:
Noto con piacere che il blog non perde mai l'opportunità, anche luttuosa, per sbeffeggiare in nostro Lippi.
E' segno di vivacità e di interesse da parte dell'autore della sua creatura ma è alquanto irriverente fare un paragone tra i due mondiali vinti negli ultimo 30 anni.
Un motivo è quello legato alla retorica del defunto, e quindi i migliori, purtroppo, sono sempre quelli che se ne vanno.
Altro motivo sta nel fatto che il vintage delle magliette anni 80, dei colori sbiaditi, dei baffi alla zio Bergomi e alla pipa anche di Pertini colpiscono sempre il cuore dei più, senza dimenticare il sontuoso urlo " Campioni del Mondo" gridato tre volte.
Altro motivo sta nel fatto che quel mondiale è legato ad un epoca storica molto particolare in cui si usciva dalla stagnazione degli anni 70 e, poi si capirà, dalla fine del terrorismo per entrare nei meravigliosi anno 80 della testarossa e dalla Minalo Craxiano- Berlusconiana. Come è intuibili quella vittoria è stata, forse, per Noi italiani un di più legato ai mille motivi emotivi di cui e stata contemporanea.
Detto ciò, il mondiale del 2006 è stato il mondiale vinto per la volontà di Vincere.
Lo definirei il mondiale della VOLONTA', in cui mentore è stato MARCELLO LIPPI.
A questo mondiale non lego aspetti sociologici particolari perchè la situazione era ed è confusa come allora e non si aveva la senzazione, come non la si ha adesso, di essere su in un periodo si cambiamento rivolto al meglio.
La squadra e il suo tecnico ha reagito di istinto, di rabbia, di orgoglio a quello scandolo che è stato Calciopoli con molti dei suoi aspetti ancora da accertare.
Dobbiamo riconoscere sempre a Lippi una cosa, il fatto di aver creato un gruppo di buoni giocatori in 23 Leoni pronti a tutto per dimostrare la loro lealtà ed orgoglio anche di Italiani.
Borio
URLOMUNDIAL è IL MIO BLOG PREFERITO!!!
Sono d'accordo con molte cose scritte dal Borio.
Però, secondo me:
il mondiale 2006 è stato certo il mondiale della volontà, ma soprattutto credo della rivalsa. Della rivalsa del dopo-calciopoli e forse Lippi con ciò c'entra poco. Tra l'altro sarebbe anche troppo facile dire che a dimostrazione di questo c'è anche il mondiale del 2010.
Certo i meriti sono anche dell'allenatore, ma credo che in questo caso la differenza l'abbiano fatta più i giocatori dell'allenatore (basta pensare allo stato di forma di ognuno di essi ed alle straordinarie ed irripetibili prestazioni di gente come Grosso e Materazzi).
Si dirà che tali prestazioni sono state causate dall'allenatore che ha trasformato "un gruppo di buoni giocatori in 23 Leoni". Non credo che questa capacità causale nel caso del mondiale 2006 di Lippi sia stata tanto rilevante come quella di ad es. Mourinho nell'Inter 2010.
E' vero che il 2006 non è stato ancora storicizzato completamente, ma credo che difficilmente un Totti con la bandiera italiana messa in testa a mo' di contadinella o un Oddo ubriaco intervistato da Varriale possano eguagliare l'epicità di una partita a scopa in aereo con un presidente della repubblica italiana ineguagliabile (esso stesso figura che rimanda a miti ulteriori e leggendari).
In generale, Bearzot e Lippi sono in modo diverso due arcitaliani: io mi ritrovo più nel primo che nel secondo.
Marcello Lippi con l'ingaggio cinese dimostra di essere una merda.
Francesco
www.stanzedivitaquotidiana.blogspot.com
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