Il lungo curriculum di N.Minetti stampato sulla sua t-shirt |
Nel giorno in cui i giovani indignados del mondo manifestano
contro la finanza e protestano contro un sistema che ha fatto del debito la
spada di damocle con la quale una classe dirigente vecchia e inadeguata tiene
sotto scacco la maggior parte della popolazione mondiale, vorrei porre una
questione molto più pedestre e vicina a noi italiani.
Mi chiedo, semplicemente
e molto umilmente, cosa pensino oggi tutti quelli che dal 1994 in poi hanno
creduto alle balle di Berlusconi. Cosa pensino di fronte ad una crisi che in Italia
ha connotati molto diversi da quelli di
molti altri paesi europei, checché se ne dica all’avanguardia del benessere
mondiale, coloro che ai tempi rimasero sordi alle parole di quelli che
ragionevolmente mettevano in guardia da uno che fino al giorno prima aveva
collezionato migliaia di miliardi di lire di debiti con le sue aziende, che
aveva iniziato la sua attività imprenditoriale con finanziamenti di dubbia
provenienza, che aveva la tessera di una società segreta la cui attività era
illegalmente votata all’eversione democratica, che già allora evidentemente rappresentava
il vecchio che si riciclava sotto nuova forma.
Mi chiedo cosa pensino dopo
diciassette anni, dopo che da una parte precisa di italiani proveniva l’avvertimento
sul disastro che avrebbe colpito l’Italia con l’eventualità di un governo
guidato da uno che niente avrebbe fatto di buono per il nostro paese e che
avrebbe invece probabilmente continuato a raccontare balle per perseguire i
propri interessi particolari, come era stato da sempre evidente e come chi allora
aveva un minimo di intelligenza poteva certamente intuire. Ecco, vorrei che
finalmente una parte dell’Italia che ha contribuito a questo disastro
istituzionale, dopo che per l’ennesima volta sono stati nominati vice segretari
e cariche sparse per la compra-vendita di voti di fiducia, naturalmente a
nostre spese, chieda scusa a chi in
questi ultimi vent’anni non si era fatto abbindolare da questa truffa evidente.
E’ troppo facile oggi prendersela con la
politica tutta ed urlare senza un minimo di pudore contro la destra e la
sinistra indistintamente per liberarsi catarticamente del peso dato dalle
proprie scelte sbagliate. La battaglia odierna e comune contro una politica
clientelare e di bassa moralità oggi deriva in Italia da responsabilità ben
precise che sono facilmente individuabili nella persona di Silvio Berlusconi, l’arci-italiano.
E’ inutile tentare di redimersi oggi con slanci di dubbio coraggio come fece ad
esempio Fini nel 2010 quando era ormai evidente che la convenienza di un’alleanza
con chi gli aveva permesso di governare non era più sostenibile. E alla faccia
di chi decanta una conciliazione impossibile, io dico che mi sono stancato di
pagare per le scelte scellerate altrui. Mi sono stancato di mediare con chi
vota soltanto seguendo i propri istinti o seguendo semplicemente l’abitudine
famigliare. Sono stufo di chi ancora parla di destra e sinistra in quei termini
tradizionali che rimandano ad ideologie ormai trapassate come quelle del
comunismo e del fascismo e che poi nomina le due fazioni solo per uniformarle e
renderle bersaglio comune del proprio qualunquismo disinformato, poiché è scientificamente
sotto gli occhi di tutti che il malaffare in Italia oggi è presente in percentuali
molto più alte in una parte piuttosto che in un’altra. La questione dunque, più che
politica, è culturale. E oggi non credo che sia possibile protestare contro la
politica della corruzione, della finanza, della casta e del disinteresse nei
confronti dei cittadini senza prima
analizzare le responsabilità storiche di chi ha avallato questo tipo di
comportamenti.
Poi è vero che negli ultimi vent’anni è anche cambiato il mondo
come mai era successo nella storia recente dell’umanità e nel caso italiano è oggi
ancora più evidente l’inadeguatezza di una classe dirigente e di una
generazione nei confronti di un mondo completamente diverso affrontato con metodi
ormai divenuti necessariamente obsoleti. Fortunatamente, vent’anni sono
comunque passati e la battaglia da politica è divenuta appunto culturale e
quindi generazionale grazie all’invecchiamento inevitabile di chi è da decenni
al potere. Ma questo non basta. Così, cari giovani, indigniamoci e protestiamo,
ma non dimentichiamoci che la ruffianeria, il servilismo, la corruzione, l’immoralità,
la disonestà e l’incompetenza sotto varie forme sono ancora tra noi, e sono
questi i mali da combattere.
Come diceva quello, io non ho paura di Berlusconi
in sé, ma del Berlusconi in me.
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