Per non affrontare l'eventualità di rimangiarci le parole che avremmo pronunciato, fino ad oggi non avevamo affrontato l'argomento Leonardo, nonostante i sospetti che nutrivamo sulle eccellenti prestazioni della squadra da lui allenata, aldilà delle vittorie che, dubitavamo, fossero state quasi sempre agguantate in modo grottesco e fortunato. Però alla fine questa sera si è comunque conclusa la carriera da allenatore di Leonardo, dimostrando al mondo del calcio che non tutti sono necessariamente predisposti a questo tipo di attività.
La storica sconfitta contro lo Shalke04 in CL ha infatti definitivamente affossato tutte le vane speranze che i tifosi interisti riponevano sull'ottimista allenatore, imparando l'ennesima lezione che la maestra paziente della vita ha di nuovo gentilmente tenuto per coloro che credono che volere fortemente una cosa sia sufficiente ad ottenerla, senza capire però che invece questo è un atteggiamento soltanto necessario e che è soprattutto importante lavorare per raggiungere determinati risultati.
Quindi ben vengano la positività e l'allegria, lo spirito di gruppo, l'amore reciproco, la voglia di condividere emozioni e di godersi le sensazioni che ci vengono quotidianamente offerte dallo spettacolo della vita, ma nel calcio forse sono più importanti un centrocampo ben fornito e una difesa decente.
E non è possibile che si debba affrontare una partita non solo con la convinzione di essere privilegiati per vivere delle emozioni incredibili, ma anche con la certezza che la squadra avversaria riesca a mettere in difficoltà la propria difesa e addirittura segnare gol come se piovesse ogni singola volta superi la metà campo. E non è possibile che un allenatore che si accorga nella prima parte della gara di questa indecente situazione non ponga rimedio, essendone certamente in grado visto che conosce il calcio molto di più di quanto lo conoscano chi scrive qui e tutti coloro che non mancheranno di fargli notare per l'ennesima volta le stesse cose che vengono sottolineate in queste righe.
E non è possibile che un allenatore non si accorga che la propria squadra faccia arrivare l'avversario al limite dell'area senza colpo ferire per poi inevitabilmente trovarsi in difficoltà irrimediabili. E non è possibile che tenga in campo per novanta minuti novanta uno come Motta che nulla ha fatto per meritarsi il privilegio di non dover rincorrere l'avversario o contrastare le sortite offensive dei mediocri tedeschi. E che lo tenga in campo addirittura sostituendo un tonico Kharja, entrato da poco prima l'ennesima idiozia di Chivu, senza sfigurare.
E parallelamente a questo, poco contano la condizione imbarazzante di Maicon e la gioventù di Ranocchia.
Insomma caro Leonardo, se come spesso e anche stavolta hai detto che troppe sono le variabili da analizzare per capire i motivi della sconfitta, almeno rendiamoci conto che non sempre vince l'amore, tanto meno sull'odio.
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